Venticinque villain titolari e almeno il doppio fra henchman, scognozzi, mercenari e tirapiedi: i cattivi di 007 sono un ingrediente necessario per la buona riuscita della ricetta. Il ruolo del villain è quello che consente la partecipazione alla maggior varietà di attori, diversi per genere, età e nazionalità. Spesso l’antagonista, anche con fugaci apparizioni, fornisce profondità e qualità alla resa globale della pellicola, che poi è il motivo per cui di recente si cerca sempre di coinvolgere premi Oscar nel ruolo del cattivo. 

Tra i tanti provinati e contattati risulta anche una gran mole di gente che è passata nella sala d’attesa di produzione e poi ha lasciato perdere, disinteressata o sostituita. Cerchiamo di offrire un elenco esaustivo dei casi eclatanti a proposito di mancati villain per James Bond.

 

No, No, No

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Sin dal primo film, la caccia al cattivo non è stata semplice. La prima perniciosità riguarda lo script iniziale di “Dr. No” (1962) firmato da Richard Maibaum e Wolf Mankowitz. Questa vicenda avrebbe previsto una barca battente bandiera cubana attraversare il Canale di Panama, scatenando tensioni fra USA e URSS. Dietro al provocatorio gesto sarebbe stata l’associazione criminale “Scimmia nera”, avente sede ai Caraibi e capitanata dal crudele Dr. No. Nell’ultimo atto avremmo conosciuto l’eponimo dottore, ossia una scimmia cappuccina, addomesticata dal contrabbandiere capo Hugh Buckfield. Sì, proprio così, una scimmia cappuccina. Fra le tante scimmiette incluse nello star system degli anni ‘60 non possiamo sapere precisamente chi avrebbe interpretato il malvagio botolo. Sappiamo però che Broccoli & Saltzman non se la sentivano di scritturare un amichevole primate per il primo minaccioso cattivo, e commissionarono una sceneggiatura più aderente al romanzo di Fleming. L’autore in persona si dilettò a simulare il casting di Dr. No, accordandosi preventivamente, ma senza impegno, con suo cugino Christopher Lee: il duo Saltzman & Broccoli non lo ricontattò prima del 1974 per “L’uomo dalla pistola d’oro”, in cui Christopher Lee interpreta il villain Francisco Scaramanga. In realtà, Ian Fleming avrebbe volentieri affidato il proprio personaggio al sagace collega e vicino d’uscio giamaicano Noel Coward, commediografo londinese: tuttavia, consapevole dell’onere, egli proverbialmente rispose “Dr. No? No, no, no”. In altre interviste ha spiegato che avrebbe odiato adoperare le mani meccaniche. Anche Max Von Sydow declinò senza rimpianto il ruolo dello scienziato cino-tedesco, per dedicarsi alla realizzazione di “La Storia Più Grande Mai Raccontata” (“The Greatest Story Ever Told”, 1965, film sugli ultimi giorni di vita di Gesù. Nel cast, oltre a Max Von Sydow nel ruolo principale, c’erano anche Donald Pleasance come Diavolo e Telly Savalas come Ponzio Pilato: tre Blofeld al prezzo di uno!), e pronto a partecipare nel 1983 a “Mai Dire Mai” nei panni di Ernst Stavro Blofeld.

Se siete interessati a sapere qualcosa di più su Julius No, magari in relazione a “No Time To Die”, ne parlammo qua.

 

The man with the Mida’s touch

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Se i desideri di Cubby Broccoli fossero stati realizzati, a rivestire i dorati panni di Auric Goldfinger nel 1964 ci sarebbe stato Orson Welles, che tre anni dopo farà Le Chiffre in “Casino Royale”. Per “Goldfinger”, il divo Citizen Welles aveva pretese finanziarie inammissibili, e il casting fu riaperto: l’austriaco Theodore Bikel si cimentò con il monologo (non definitivo) del raggio laser, palesando la prolissità della scena e l’inadeguatezza dell’interprete. Su internet si trovano gli screening test suo, bizzarro, e del greco Titos Vandis, decisamente più sobrio. In queste circostanze fece la sua comparsa il rossiccio tedesco Gert Fröbe, con l’occhio luccicante, l’espressione arrogante e l’interpretazione memorabile e tonante. 

Il mix di amichevole prepotenza e brusco carisma permisero a Gert Fröbe di essere preso in considerazione come cattivo una seconda volta, nel 1971. Infatti, in origine, la trama di “Una cascata di diamanti” era differente dalla sua versione finale: il villain principale sarebbe stato Diaman Goldfinger, fratello gemello di Auric, eloquentemente appassionato di brillanti, col volto ancora di Gert Fröbe. Poi una notte Broccoli sognò che un suo ricco amico venisse rapito a Las Vegas e sostituito da un sosia, e dall’onirico soggetto trassero un bislacco lungometraggio.

Se volete scoprire qualcosa di più sul suo Le Chiffre, abbiamo già parlato di Casino Royale del ’67 qua.

 

Si interpreta solo un volta

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Ernst Stavro Blofeld, principe del male, nei romanzi compare tutte le volte con un nome diverso, nei film cambia volto in continuazione: è la condanna dell’anonimato. L’inconfondibile soprammobile felino che si tiene addosso ad ogni comparsata ci permette di distinguerlo. Durante i camei precedenti, a interpretare le sue mani era Anthony Dawson, che i pesci temono dai tempi della Russia con amore (1963). Quando fu necessario dare un volto a quelle mani ci si rese conto che la rassicurante barba del suddetto mal si addicesse all’aspetto minaccioso atteso dal boss della Spectre. Fu sostituito, sul set di “Si vive solo due volte” (1967), dal cecoslovacco Jan Werich, che ancora una volta lasciò perplessi i timonieri del progetto: come poteva quel “povero e benevolo Babbo Natale” interpretare il malvagio Blofeld? Dopo cinque giorni Broccoli e Gilbert lo licenziarono, ingaggiando al suo posto il mefistofelico Donald Pleasance, che diede il primo storico ritratto del cattivo amante dei felini, che in tanti imiteranno.  

Come mai nel film successivo, “Al servizio segreto di sua maestà” (1969), l’attore di Blofeld è cambiato di nuovo? Nonostante il beneplacito del regista Lewis Gilbert in “Si vive solo due volte” (1967), il regista di seconda unità e montatore Peter Hunt non riusciva a sopportare la camminata leziosa di Donald Pleasance. Inorridito, Hunt insistette per eliminare diverse sue chiacchierate passeggianti dal montaggio finale del film in cui Blofeld debuttava a figura intera. Ovviamente, quando Peter Hunt ricevette l’incarico di regia per il seguente “Al servizio segreto di sua maestà”, che prevedeva il ritorno di Blofeld, scelse di cambiare interprete, optando per il greco Telly Savalas, più magnetico e gigione del suo predecessore. Donald Pleasance avrebbe potuto essere Blofeld in carica più a lungo, ma non lo è stato: si interpreta una sola volta. 

Anche Orson Welles sarà annunciato come villain di “James Bond and the Secret Service”, cioè Blofeld, prima che lo trasformino in “Mai dire mai” (1983) con Max Von Sydow in quel ruolo.

La SPECTRE e il suo dirigente hanno avuto alti e bassi nella storia di Bond, ne parliamo dettagliatamente qui.

 

Nobody Does It Better

L’era di Roger Moore ha accolto la maggior varietà di cattivi, non sempre memorabili ma innegabilmente appariscenti. Non ci sono stati casi eclatanti di carriere mancate nelle file del crimine, ma vale la pena menzionare i nomi di chi avrebbe potuto esserci.

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Per “L’uomo dalla pistola d’oro” del 1975 l’autore Tom Mankiewicz immaginava il duello fra Roger Moore e Francisco Scaramanga esattamente come una scena da vecchio Western, ispirato da “Shane”, film di genere del ‘53 (in italiano “Il cavaliere della valle solitaria”), e con questo riferimento nella testa espresse il desiderio di ingaggiare Jack Palance nel ruolo del villain. Il già pistolero però ebbe un pranzo con regista e produttori e declinò l’offerta. In compenso, Palance in quello stesso anno girò un film per la TV in cui interpretava Dracula; già famoso proprio per l’interpretazione di Dracula, Christopher Lee entrò nel cast col ruolo di Scaramanga.

James Mason è stato avvicinato per interpretare Karl Stromberg in “La Spia Che Mi Amava” (1977), visto il successo del suo Capitano Nemo in “20.000 Leghe Sotto i Mari” (1954), ma la sceneggiatura oscillò qualche settimana sul ripescaggio di Blofeld o di un suo fratello vendicativo, e Curd Jurgens fu infine ingaggiato nel ruolo dello svedese che voleva rifondare Atalantide. In un certo momento era stato considerato anche Orson Welles come villain, un malato costretto alla sedia a rotelle e fondatore di una bislacca agenzia del male chiamata CHAOS. Ne abbiamo parlato qua. James Mason è uno dei pochi ad essere stato contattato, senza effettivo ingaggio, sia per interpretare James Bond sia una sua nemesi. Nel 1958 infatti c’era nell’aria l’idea di adattare per la televisione “Dalla Russia con amore”, e l’interprete di 007 sarebbe stato lui. Ovviamente quel film non è mai stato realizzato.

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James Mason è stato però ingaggiato per interpretare Hugo Drax in “Moonraker” (1979). Stavolta alcuni vincoli contrattuali imponevano una percentuale di cast francese, per cui la parte passò a Michael Lonsdale.  Altri nomi in lizza senza impegno per Hugo Drax: Stewart Granger, Frank Sinatra corteggiato invano sia per il ruolo del villain sia per la canzone di “Moonraker” (“Think of Me“, avrebbe seguito “You Only Live Twice” di sua figlia Nancy Sinatra); Louis Jourdan, coerente alla clausola francofona, che rinunciò per poi tornare nelle vesti di Kamal Khan di “Octopussy”.

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Su “Octopussy” prima delle informazioni ufficiali giravano voci folli, come un ritorno di Sean Connery villain: in realtà sarebbe stato antagonista della saga ma dall’esterno, partecipando a “Mai dire mai” di Kevin McClory. Faye Dunaway e Grace Jones, prima di essere la spaventosa May Day di “Bersaglio Mobile” (1985), erano state prese in considerazione per il ruolo di Octopussy al posto di Maud Adams.

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Ancora a proposito di “Moonraker”: nel 2004 si diffuse una conclamata e subito smentita bufala a proposito di una versione precoce del film datata 1956, con Dirk Bogarde nei panni di James Bond , Orson Welles (ancora lui!) come Hugo Drax e Peter Lorre scagnozzo di Drax, già Le Chiffre in “Casino Royale” (“Climax!”) del 1954. Quanti Le Chiffre!

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Max Zorin è una delle icone di “Bersaglio mobile” (1985): platinato, sbruffone, psicotico, a interpretarlo fu coinvolto il primo attore premio Oscar nella saga di 007: Christopher Walken. Egli però non era la prima scelta: la parte era stata offerta prima di lui a Sting, a Rutger Hauer, a Mick Jagger e a David Bowie: volevano decisamente un cattivo rock’n’roll. Non siamo certi del motivo che abbia portato Mick Jagger e sopratutto Sting a rinunciare a far parte della saga tanto amata (a cavallo degli anni ’90 il cantante dei Police era solito trasferirsi per le vacanze a Goldeneye in Giamaica, e la sua “Every Breath You Take” fu composta proprio alla scrivania di Ian Fleming!). Si sa che Hauer rifiutò perché in un film di 007 l’unico ruolo che avrebbe accettato era 007, ma chiaramente fu impossibile accontentarlo (bel tentativo, Rutger!); già nel 1983 aveva rifiutato il ruolo di Orlov in “Octopussy”, poi slittato allo sceneggiatore e attore Steven Berkoff. David Bowie, invece, declinò la “terribile” proposta affermando che avrebbe odiato stare cinque mesi a osservare il suo stunt-man ruzzolare giù dalle scogliere: come dargli torto. Nonostante gli fosse stato proposto anche di cantare la canzone del film, un ulteriore incentivo al rifiuto fu lo strano rapporto che aveva con Roger Moore: erano stati vicini di casa in Svizzera alla fine degli anni ’70 e l’attore di James Bond aveva preso l’abitudine di autoinvitarsi e stazionare per ore intere in casa di Bowie, che lo accoglieva sempre con un certo disagio. Ne parliamo più dettagliatamente qui.

 

Il silenzio dei contratti

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Anthony Hopkins è stato corteggiato per anni dalla EON Productions per interpretare un cattivo di 007. Nel 1990, quando iniziarono i lavori di preproduzione per il terzo Dalton, si fece il suo nome. Il ruolo che gli si voleva affidare in Bond 17 era quello di un agente doppio zero in pensione, che avrebbe tradito Bond nel corso nella storia: il suo nome era Denholm Crisp. Non molto dissimile è Augustus Trevelyan, ruolo pensato appositamente per Anthony Hopkins da inserire in “Goldeneye” (1995), rilancio della saga e debutto di Pierce Brosnan. Si sarebbe trattato di un anziano e decorato agente di grado superiore a Bond, poi votato alla causa del male a danno di 007. Anthony Hopkins rifiutò l’offerta (chissà perché) e il personaggio fu riscritto per essere un pari d’età e di grado a Bond, e col nome di Alec Trevelyan fu offerto ad Alan Rickman. Anche lui declinò l’ingaggio, ritenendo che con le sue recenti parti da cattivo in “Die Hard” (1988) e “Robin Hood principe dei ladri” (1991) avrebbe suggerito la natura del suo ruolo al pubblico eliminando l’effetto sorpresa; Sean Bean fu scritturato. 

Torniamo a Sir Anthony Hopkins: il magnate delle comunicazioni Elliot Carver, villain principale di “Il domani non muore mai” (1997), è un ruolo molto diverso e con la complessità adatta a generare l’attenzione e l’interesse di Hannibal Hopkins Lecter, che finalmente venne scritturato. Un sospiro di sollievo. Senonché… dopo tre giorni sul set si stufò della sceneggiatura che arrivava a pezzi giorno per giorno, e abbandonò il ruolo (uno dei tanti problemi legati alla regia di Roger Spottiswoode). Questa volta fu un distacco definitivo: Jonathan Pryce ne raccolse l’eredità ed Anthony Hopkins non fu più chiamato dalla EON. 

Di tutte le controversie legate al Bond 17, terzo Dalton mai realizzato, ne abbiamo parlato bene qua.

 

Tutto o niente

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In tanto trambusto pare irrilevante che se Maria Grazia Cucinotta avesse parlato in inglese fluente sarebbe stato suo il ruolo di Elektra King al posto di Sophie Marceau ne “Il mondo non basta” (1999); oppure se fosse stata soddisfatta la richiesta della MGM ci sarebbe stata Sharon Stone posto dell’attrice francese, ma anche questo è un mondo diverso. 

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Ancora a proposito di questo film, evidenziamo che Jean Reno e Javier Bardem si presentarono ai provini per Renard, ma fu giudicato adatto Robert Carlyle. Poco male, anni dopo Javier Bardem tornerà riempito di rabbia e dolore nel personaggio di Raoul Silva. Anche Mark Strong ha rivelato in un’intervista di molti anni dopo di essersi presentato all’audizione per un villain di James Bond a metà degli anni 90, quindi molto probabilmente Renard: gli andò male perché non riusciva a ricordare le battute che aveva dovuto memorizzare a causa della sbronza per festeggiare la sera precedente, insieme al suo amico… Daniel Craig.

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Bonus: ancora sotto regime Pierce Brosnan, nel 2004 esce il videogioco “Everything or Nothing”, in cui James Bond si trova contro uno spietato industriale ed ex agente KGB russo, chiamato Nikolai Diavolo. Si chiacchierò di questa storia, che aveva potenziale cinematografico. A prestare la voce al portentoso villain pixelato era il brutale Willem Dafoe, il quale contemporaneamente è stato e non è stato villain di 007.

 

L’inverno del nostro scontento

Di “what if” importanti ne sono occorsi anche sotto Craig, anche se ormai si tratta perlopiù di indiscrezioni di preproduzione; non succede (quasi) più che un film venga iniziato e portato a termine da due attori diversi. Riguardo a “Casino Royale” non c’è quasi nessuna voce fuggiasca: leggenda vuole, soltanto, che prima che la scelta ricadesse su Mads Mikkelsen per Le Chiffre, il regista Martin Campbell avesse prediletto un altro attore europeo, forse francese (come il personaggio), e anche piuttosto noto, ma non si ha idea di chi potesse essere, ammesso che la storia sia vera: una nostra ipotesi? Vincent Cassel, allora noto con appeal internazionale.

Più seriamente, nel febbraio 2008, il Daily Mirror aveva abbordato Al Pacino, scucendogli che avrebbe proprio lui avrebbe potuto partecipare con un cameo a “Quantum of Solace”. Si speculò, dopo l’uscita del film, che il ruolo offerto al pluripremiato attore italo-americano fosse stato il Generale Medrano oppure una comparsata rapida come capo supremo di Quantum. Nel film poi è apparso soltanto Joaquin Cosio generale per 10 minuti: quello con Al Pacino era, probabilmente, una sorta di accordo preliminare poi irrealizzato.

Per l’antagonista principale Dominic Greene invece era stato preso in considerazione l’attore svizzero Bruno Ganz (noto ai più come il video-meme di Hitler), prima che fosse ingaggiato il francese Mathieu Amalric, dall’espressività già subdola e più credibile nella svolta animalesca concepita per il finale del film. Lui stesso ammise che i suoi figli non gli avrebbero mai perdonato di lasciarsi scappare l’occasione di lavorare in un film di 007.

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Nel 2010 iniziarono i lavori per “Skyfall”, con Sam Mendes in cabina di regia. Il regista premio Oscar per “American Beauty” (1999) desiderava come villain Kevin Spacey, con il quale aveva già collaborato con soddisfazione (e Oscar) per entrambi. A causa dell’altalenare economico della preproduzione di Bond 23 però l’inizio delle riprese fu ritardato di diversi mesi, rendendo impossibile a Spacey di partecipare, siccome si trovava in una tournée teatrale del “Riccardo III” di Shakespeare, del quale casualmente proprio Sam Mendes era stato regista. Kevin Spacey, già Dr. Male, parodia di Blofeld in “Austin Powers in Goldmember” (2002), avrebbe interpretato un ex agente inglese, abbandonato dai servizi segreti e in cerca di vendetta nei confronti della madre patria: sarebbe stato un Tiago Rodriguez non spagnolo. Per approfondire la vicenda del suo Raoul Sousa leggi qua.

 

Spettri e sospiri

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Ormai ci affidiamo a una potenza mediatica brulicante, e appena uno sente una voce non è difficile che in pochi giorni abbia girato il mondo. Ci sono rumour più o meno attendibili: quando nei primi mesi del 2013, appena dopo l’uscita di “Skyfall” (2012) si diceva che Benedict Cumberbatch avrebbe interpretato il villain di Bond 24, nessuno prese per certo questo azzardo che le testate specializzate si erano rimbalzate l’un l’altra. Chissà se ci fosse stato Cumberbatch: ora ne parliamo al passato e sembra improponibile inserirlo in “Spectre”, ma senza una sceneggiatura tutto era possibile allora.

Anche per il successivo “Spectre“, un primo script (“The Death Collector” di John Logan, ne abbiamo parlato qui) prevedeva già la rigenerazione di Blofeld, ma nell’aspetto del signore della guerra africano Joseph Ki-Embu, interpretato da Chiwetel Ejiofor, protagonista di “12 anni schiavo” (2014). La revisione di Purvis & Wade cambiò le carte in tavola e introdusse il villain minore Max Denbigh. Nel 2014 era abbastanza certo ai tabloid che egli sarebbe stato Chiwetel Ejiofor; il ruolo fu rilevato invece da Andrew Scott, poiché sembra che costò alla produzione 1 milione di dollari in meno di cachet. Gli avevano chiesto anche di fare il fratellastro di Daniel Craig, ma gli si è preferito quasi subito un altro interprete più maturo. Gary Oldman infatti è il volto più noto a cui fu offerto il ruolo di Franz Oberhauser, ma rifiutò perché non voleva infilarsi in una produzione lunga sei mesi che l’avrebbe portato in giro per il mondo; Sam Mendes lo propose all’amico attore teatrale Simon Russell Beale, ma niente. E così Christoph Waltz è diventato il fratellastro di Bond.

 

Guerra Fredda

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Durante la lunga gestazione di “Bond 25” sono girate tante voci, e sono capitati parecchi intoppi. In particolare intorno alla regia di Danny Boyle avremmo visto cose (probabilmente) diverse da quelle che sono effettivamente capitate in “No Time To Die”. Nel novembre 2017 si propose come ultimo villain di Daniel Craig il regista e attore Kenneth Branagh, intenzionato a fornire un carattere a metà strada fra Shakespeare e Raoul Silva. A giugno del 2018, invece, il giornale Mirror diffuse la notizia che i produttori avevano scelto Helena Bonham Carter, come villain (forse) russa: in tal caso, l’attrice britannica sarebbe stata la terza donna nella saga a indossare i panni dell’antagonista principale, dopo Lotte Lenya nel 1963 (Rosa Klebb in “Dalla Russia con amore”) e Sophie Marceau nel 1999 (Elektra King in “Il mondo non basta”). Il luglio seguente girava voce che la produzione cercasse come scagnozzzo un possente attore di etnia Maori, al servizio di un “Russo freddo e calcolatore”: forse Jason Momoa (che in effetti è poi comparso sul Red Carpet di “No Time To Die“). Quando invece ad agosto 2019 fu di dominio pubblico che Boyle avesse abbandonato il progetto, emerse che lui aveva contattato il polacco Tomasz Kot, protagonista del fortunato film polacco “Cold War” (2018). Sarebbe stato un villain russo in un film che si svolgesse in Polonia durante una moderna guerra fredda. Altri nomi legati al ruolo del villain a inizio produzione erano stati Said Taghmaouil (“Wonder Woman“, “John Wick: Parabellum“) nel caso in cui il film si sarebbe svolto in Medio Oriente anziché in ex-URRS, o il villanesco italo-inglese Mark Strong (“KickAss“, “Sherlock Holmes“, “Kingsman“), amico di vecchia data di Daniel Craig che era apparso mentre si allenava in vista delle riprese in un video pubblicato sul profilo Instagram del trainer per star Giacomo Farci, nel giugno 2018. Tuttavia, con l’avvento di Cary Fukunaga, il villain di “No Time To Die” avrebbe ricavato una portata e un contesto differenti. E Lyutsifer Safin, proveniente dal generico est. Per saperne però di più riguardo la produzione del film che ha ucciso James Bond, potete recuperare qua.

Con i se non si fa la storia, e non si fa neanche una trama. Questi sono gli attori che non sono stati villain per James Bond.

– Edoardo & Enrico Borghesio –

Fonti:

Enjoy the Crawl

For Bond Fans Only

Screenrant

Google Books

IMDb

 

Crediti immagini:

Tutte le immagini sono realizzate da Edoardo & Enrico Borghesio attingendo dai  database: IMDb, James Bond 007, Thundeballs, Pinterest.

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