Che cosa ci vuole a fare un tema di James Bond? Archi o fiati, una voce suadente, sontuosi cori o un riff di chitarra selvaggio, forse, un testo malinconico e parole allusive, un buon arrangiamento per l’orchestra. E poi la star del momento e una certa coerenza con la narrazione del film, ma anche la capacità del brano di andare oltre i titoli di testa e raggiungere le orecchie e il cuore degli spettatori. 

Diverse canzoni della storia di 007 hanno centrato il punto e ancora oggi suonano eccezionali ad ogni ascolto. Evocano l’atmosfera di pericolo e sensualità dei film di James Bond ma assecondano pure la moda sonora della loro epoca musicale, e spesso danno voce a una leggenda del pop. 

Per la prima volta, abbiamo deciso di stilare una nostra personale classifica delle canzoni di 007. Abbiamo scelto di considerare solamente le canzoni dei film ufficiali, perciò non troverete nella lista i brani senza parole o i titoli apocrifi. In ogni caso buon ascolto! 

  1. Die Another Day – Madonna (Die Another Day, 2002)

La canzone di Madonna sul fondo della classifica dei migliori Bond Theme non è una sorpresa. Suoni elettronici, sospiri remixati, rumori esplicitamente sessualizzanti e palpitazioni incorniciano coerentemente la voce distorta della diva degli anni ’90. Die Another Day è tutto sommato adatta al film che rappresenta: un ciao ciao Pierce Brosnan futuristico, kitsch e posticcio. Si capisce perché canzone e film, che allora furono entrambi di successo, siano oggi ostracizzati.

Il video del brano, che mescola estratti dal film e scene inedite di Madonna, narra di una missione di spionaggio e di una tortura introspettiva. Con i suoi 6 milioni di dollari di budget, è la seconda videoclip più costosa della storia della musica in assoluto: tutto Dr. No era costato un sesto di questa spesa. Madonna compare anche in un cameo nel film come Verity, l’insegnante di scherma di Gustav Graves, caso unico nella storia dei cantanti di 007.

Un’ultima domanda: cosa c’entra Sigmund Freud

  1. The Man with the Golden Gun – Lulu (The Man with the Golden Gun, 1974)

The Man with the Golden Gun si potrebbe definire, in poche parole, una canzonaccia da osteria firmata da due premi Oscar, il compositore John Barry e il paroliere Don Black. Sarà che avevano poco tempo, sarà che 007 faceva cose sempre più assurde in missione e con le donne, ma interrogarsi sul pistolone d’oro sembrò l’idea più appropriata per aprire il secondo film di Roger Moore. Arrangiamento estroso di tromboni e voce rockeggiante di Lulu non salvano The Man with the Golden Gun da essere la canzone più ridicola della serie

  1. All Time High – Rita Coolidge (Octopussy, 1983)

Dopo poche note sembra di essere tornati al Tempo delle Mele, chissà se è quello che ci aspettiamo per James Bond. Consecutivamente agli arrangiamenti di Nobody Does It Better da Marvin Hamlisch e di For Your Eyes Only di Bill Conti, John Barry decide di proporre pure lui un tema di 007 insolito, dove Roger Moore si mostri molto più esplicitamente come un impareggiabile amatore piuttosto che come il killer che siamo abituati a vedere. E ne esce All Time High, l’anomala canzone di Rita Coolidge che allora apparve un pregiato e malinconico inno d’amore, ma che oggi sembra una sigletta da lounge bar impolverato… 

  1. Licence to Kill – Gladys Knight (Licence to Kill, 1989) 

Senz’altro Licence To Kill è un trionfale pezzo che evoca l’era d’oro di James Bond, soprattutto nelle sue parti orchestrali. Tuttavia, con sonorità tanto anonimamente legate agli anni ‘80, scivola troppo nella memoria anche dei fan più accaniti, inaspettatamente evocando una canzone di Natale da sottofondo. Purtroppo a comporla non ci fu una cifra musicale importante come quella di John Barry, e, nonostante l’impegno, il timbro di Gladys Knight non è quello di Shirley Bassey e nemmeno quello di Tina Turner. E dire che avrebbe potuto esserci una canzone di Eric Clapton

  1. The World Is Not Enough, Garbage (The World Is Not Enough, 1999)

C’è un’inedita vibe di mistero tra le note che compongono la melodia di The World Is Not Enough, una canzone perfettamente incastrata tra britpop anni ‘90 e virtuosismi tecnologici dei primi 2000. La voce algida di Garbage si insinua audacemente nella mente del cattivo mentre il sound ricco, anche troppo, prova mille cose diverse. Il risultato finale è che ci sono talmente tanti indizi da non portare da nessuna parte, un pop dei suoi anni invecchiato senza lasciare traccia. 

  1. Tomorrow Never Dies – Sheryl Crow (Tomorrow Never Dies, 1997)

Sheryl Crow nella sua canzone di 007 prospetta un esperimento interessante: finge di essere la signora Bond in una relazione evidentemente problematica della quale non è soddisfatta. L’arrangiamento musicale, secco e discendente, invece, va sulla linea “classica” ma ben definita contraddistinta da pericolo e sensualità. Forse è la discordia tra questi due elementi a far cedere l’equilibrio ad un Bond Theme infine convenzionale, dove è difficile ricordare più del martellante sound che incalza la pronuncia del titolo: “Tomorrow Never Dies”. 

  1. Another Way To Die – Jack White & Alicia Keys (Quantum of Solace, 2008)

Another Way To Die è il primo duetto della storia dei Bond Theme. È un pezzo garage rock con un’identità precisa, aggressiva e contemporaneamente tesa, contraddistinto da due timbri sonori chiari e in contrasto, ma perfettamente equilibrati: la chitarra elettrica e la batteria di Jack White e il pianoforte di Alicia Keys. E pur tuttavia, ne esce una canzone orecchiabile, sì, ma che non sa quasi per nulla di 007, come del resto l’intero film di cui si fa ambasciatrice. 

Avrebbero potuto esserci scenari diversi: originariamente la produzione chiese di partecipare a Paul McCartney, il quale suggerì a sua volta di interpellare l’astro nascente Amy Winehouse. Come è risaputo, la voce di Back to Black completò un inedito con Mark Ronson,  ma un vincolo contrattuale ne impedì l’impiego, e così fu l’occasione del duetto Jack White e Alicia Keys. 

  1. Writing’s on the Wall – Sam Smith (Spectre, 2015)

Tra le canzoni di 007, pochissime prevedevano un tono malinconico prima dell’avvento di Daniel Craig. Writing’s on The Wall, tra sospiri, falsetti e archi disillusi, è una bella canzone nella discografia di Sam Smith, ma troppo lagnosa nel franchise di James Bond, che forse aveva pure bisogno di uno o due temi tristi per variare il repertorio. Si immedesima benissimo nell’atmosfera cupa del film, ma è del tutto priva di quel rischio e sensualità che ci si aspetta in una canzone di 007. 

Anche i Radiohead avevano proposto un paio di brani per Spectre, che Sam Mendes escluse ritenendole inadatte. La canzone di Sam Smith, per quanto discutibile, fa una bella figura insieme al film e anche per conto suo: è cominciata l’era della musica digitale, e la star di Stay With Me otterrà con il suo numero per 007 un Golden Globe e un Oscar alla miglior canzone, che sarà anche il primo Bond Theme primo in classifica di vendita

  1. For Your Eyes Only – Sheena Easton (For Your Eyes Only, 1981)

Al timone degli anni ‘80 c’è For Your Eyes Only, canzone che ebbe un certo impatto nella storia di James Bond, anche perché accompagnava un film significativo come svolta nel franchise. Fu possibile grazie al talento di una giovane artista scozzese emergente, Sheena Easton, e alla sua voce alta, magnetica e sensuale inserita in una melodia sinfonica ma moderna. E pure il testo, virato al romantico più che all’avventuroso, ritraeva una donna innamorata che si svelava al suo amante, pienamente nelle corde di 007. 

La suadente Sheena Easton apparve anche nella sequenza dei titoli di testa cantando il brano con le destrezze di Roger Moore in sovrimpressione. For Your Eyes Only fu un successo importante e segnò anche una seconda consacrazione agli Oscar (almeno come nomination) dei Bond Theme dopo Live And Let Die di Paul McCartney. Alla cerimonia Sheena Easton eseguì una performance coreografica e imponente di For Your Eyes Only con la partecipazione di Harold Sakata e Richard Kiel, interpreti rispettivamente di Oddjob e Jaws. 

  1. Diamonds Are Forever – Shirley Bassey (Diamonds Are Forever, 1971)

La maestosa Shirley Bassey divineggia in qualsiasi canto si cimenti, persino in quella canzonaccia allusiva che è Diamonds Are Forever. La frase originale faceva pensare ad una nota pubblicità di diamanti di Tiffany, la cui aura lussuosa ed eterea è riverberata dagli archi sognanti di John Barry. Il testo di Don Black, al contrario, riporta l’affare ad una sfera molto più terrena ed afferrabile. Esplode di un erotismo in trasparenza ogni nota del canto del cigno di Sean Connery, per l’ultima volta oggetto dello sguardo femminile come 007. La carnalità di questo oggetto del desiderio palpita ad ogni nota lunga della cantante, sperando ce ne sia per sempre… di diamanti, certo!

  1. No Time To Die – Billie Eilish (No Time To Die, 2021)

Una diciottenne che canta la fine di James Bond potrebbe sembrare un rischio, ma Billie Eilish vince la scommessa e confeziona, insieme al fratello Finneas, una canzone che è sì controversa ma anche perfetta così com’è. La pre-title di No Time To Die soffia avanti uno spettro malinconico che il Bond Theme asseconda, così lieve nella sua caratterizzazione musicale eppure tanto forte nella spinta emotiva. Seduzione e abbandono, stavolta è James Bond la vittima delle sue donne, il protagonista deluso di un testo farcito di inganni, lacrime e tradimenti. È infine una canzone d’amore molto cupa, che tuttavia non perde occasione di concedersi un accordo infinitamente bondiano in chiusura.

Al momento dell’ingaggio, Billie Eilish era la più giovane artista di sempre a cantare un Bond Theme, eppure aveva una carriera già avviatissima ed era il fenomeno musicale e sociale del momento, tra i giovani e non solo. La sua No Time To Die ricevette infiniti premi, tra cui un Grammy Award, un Golden Globe e un Oscar

  1. From Russia With Love – Matt Monro (From Russia With Love, 1963)

Si tenga presente che all’inizio di Dr. No vi fu un medley strumentale firmato da John Barry, e anche From Russia With Love prende il via con un brano strumentale, mentre la canzone di Matt Monro chiude il film ai titoli di coda. Forse non brilla esattamente per originalità, ma, nelle sue genericità pop, From Russia With Love fa un buon lavoro a introdurre le maniere galanti di 007 come il marchio di riconoscimento del protagonista davanti alle sue virtù da agente segreto. In più un tocco esotico e un’atmosfera nostalgica, ed è nato il Bond Theme. 

  1. Thunderball – Tom Jones (Thunderball, 1965)

Tom Jones fu la prima star musicale ingaggiata per un tema di James Bond, in un episodio che puntava ad essere il più grande di tutti. Parte del successo è merito della superba partitura a ottoni di John Barry, ma la magia della canzone va ricondotta fortemente al suo interprete, che con una voce virile e potente osa l’impensabile nell’esaltare le gesta del divo globale 007. È leggenda nota che il cantante addirittura svenne nello studio di registrazione dopo aver tenuto per nove secondi l’interminabile nota finale del brano.

Il paroliere Don Black fu bravo a individuare anche un indirizzo testuale ragionevole, dando significato a questa parola senza senso di tre sillabe. E il brano si trasforma in un elegante panegirico della superiorità di James Bond come uomo, come eroe, come amante, come tutto. 

  1. Moonraker – Shirley Bassey (Moonraker, 1979)

Il terzo e ultimo contributo di Shirley Bassey alle colonne sonore di James Bond è forse quello meno originale dal punto di vista delle parole, che pure avrebbero potuto andare ovunque con la sola pretesa di coinvolgere lo spazio. Invece Moonraker appare come un canto melenso di due amanti che si perdono e si ritrovano, riuscendo persino a includere la parola Moonraker casualmente. Ma è comunque un brano magnifico. A partire da un vibrante incipit di archi ritmati al triangolo, John Barry costruisce una melodia fortemente evocativa di un’atmosfera romantica e rarefatta, in cui brilla da protagonista la voce sempre eterea di Shirley Bassey. 

  1. You Only Live Twice – Nancy Sinatra (You Only Live Twice, 1967)

Per Ian Fleming, la frase You Only Live Twiceche scelse come titolo dell’avventura giapponese di James Bond era semplicemente una bella frase. Per Nancy Sinatra, che eseguì il brano omonimo nell’adattamento cinematografico con Sean Connery, quella frase è un incantesimo. Straordinariamente innestata negli anni ‘60, la ballata esotica You Only Live Twice è il sogno proibito dell’Occidente: “Vivi solo due volte, una vita per te e l’altra nei tuoi sogni”. Con quell’intelaiatura romantica e sognante, la sensuale voce di Nancy Sinatra riesce a stregarci ancora oggi, spalancandoci come la prima volta gli orizzonti inesplorati dell’Oriente

You Only Live Twice è una delle canzoni maggiormente iconiche e riconoscibili della saga, e la sua intro ad archi è universalmente riconosciuta come una delle migliori sinfonie cinematografiche di 007. Ebbe un successo planetario e duraturo, influenzando artisti anche decenni dopo l’incisione. I Coldplay nel 1999 ne realizzarono una cover, e Robbie Willams la riadattò (anziché campionarla) nella sua canzone Millennium, del 1998, omaggio alla sua passione bondiana. 

  1. The Living Daylights – a-ha (The Living Daylights, 1987)

L’ultima giocata nel campionato di 007 per John Barry avvenne in coincidenza con il debutto di Timothy Dalton. The Living Daylights è un’eccitante e frenetica sinfonia contaminata dal techno-synth dilagante negli anni ‘80. Canta la band del momento, il gruppo norvegese a-ha, rara occasione nella quale un fenomeno scandivano si approcci a James Bond. Non sembra nemmeno nelle corde di 007 il sound così moderno del brano, apparentemente assai distante dal timbro di John Barry, eppure quel sentimento di rischio e adrenalina sprigionato dalla canzone suona pertinente.

  1. Nobody Does It Better – Carly Simon (The Spy Who Loved Me, 1977)

Nelle canzoni di James Bond si erano sempre respirati sesso e pericolo, ben bilanciati specialmente nei brani dell’era virile di Sean Connery. Con Roger Moore esplode la visione più romanticheggiante di 007, campione soprattutto a letto. (Esclusa Live And Let Die) Nobody Does It Better fu il primo successo radiofonico tra i Bond Theme. Sin dalla spericolata discesa col paracadute all’inizio de La spia che mi amava, la splendida ballata di Carly Simon è un vortice di passione ribollente piuttosto inaspettato per il pubblico. Eppure quell’intro al pianoforte, la voce innamorata e la sincronia con l’alta qualità del film rendono il brano firmato da Marvin Hamlisch un manifesto perpetuo alle capacità di James Bond: nessuno lo fa meglio.

  1. A View To A Kill – Duran Duran (A View To A Kill, 1985)

Un compositore di colonne sonore, teoricamente, padroneggia competenze in direzione d’orchestra classica. Ma John Barry era un fuoriclasse assoluto, e lo dimostra il suo contributo alla costruzione del tema di A View To A Kill. Sembra di percepire sul volto il vento di altezze vertiginose e il fragore di metropoli trafficate quando si ascolta la canzone dei Duran Duran. Una delle band più popolari degli anni ‘80 infatti modellò un solido pezzo rock’n’roll a venature synth, un sound nuovo per il franchise. E la voce urlata di Simon Le Bon, danzare nel fuoco, rispecchia tutti i sogni più audaci degli spettatori di James Bond. 

Visto il loro successo, era praticamente inevitabile che i Duran Duran entrassero in contatto con James Bond negli anni ‘80. Nel 1984, durante una festa a Londra , il bassista della band John Taylor, fan di 007, si avvicinò a Cubby Broccoli biascicando “E allora? Quando lo prendete qualcuno di decente per le vostre canzoni?”. E così cominciò la stesura della canzone, ideata dai Duran Duran insieme all’avveduto John Barry, il quale avrebbe coordinato un’orchestra di sessanta elementi per l’incisione. A View To A Kill fu un successo clamoroso, salendo per la prima volta in vetta alla classifica statunitense Billboard Hot 100.

  1. We Have All The Time In The World – Louis Armstrong (On Her Majesty’s Secret Service, 1969)

La meravigliosa We Have All The Time In The World è una delle canzoni più significative dell’intera storia di 007, nonché, senza dubbio, la più dolce amara di tutte. È bifronte: nelle sue varie apparizioni nel corso di On Her Majesty’s Secret Service ricama intorno a quel tenero desiderio di completezza di (un uomo solitario come) James Bond, ma ironicamente prefigura anche il tragico epilogo del te o scaduto. Questo augurio-monito, ricalcato pure significativamente sull’anello di nozze di Tracy, è amplificato dalla consapevolezza che fu l’ultima incisione di Louis Armstrong

Il compositore John Barry fu il più entusiasta sostenitore dell’ingaggio di Louis Armstrong, ammalato e pressoché ritirato dalla scena musicale, al contrario della produzione, che era invece perplessa ad affidare la canzone ad un trombettista non più in grado di sostenere il fiato. Nonostante gli acciacchi, la voce interpreta il brano con una sensibilità e leggerezza tali da riavvolgere il tempo. La canzone, che scorre nei titoli di coda di On Her Majesty’s Secret Service, fu riscoperta nel 1994 per una pubblicità di birre, e tornò alla ribalta in chiusura a No Time To Die, quando la fatale frase fu di nuovo pertinente. 

  1. GoldenEye – Tina Turner (GoldenEye, 1995)

A qualunque longitudine della sua storia, 007 è la voce di Shirley Bassey. Ma se non la si riesce più a conquistare, una soluzione c’è, ed è un’artista che misteriosamente non era mai stata ingaggiata prima del 1995. Quando dopo la caduta del muro James Bond risorge dalle ceneri, a soffiare sulle fiamme c’è Tina Turner. La sua GoldenEye è una hit senza tempo e un inno all’eternità del protagonista. Elegante e sensuale, adagiata su sonorità di ottoni, la voce conduce un eterno bridge non-ritornello a svelare ogni sfumatura del nuovo Bond, che poi è quello di sempre, pizzi femminili e pallottole. 

Una delle cose più incredibili di GoldenEye è la sua storia. Ripetere il timbro di John Barry sembrava impossibile, ma Bono e The Edge degli U2 conoscevano la soluzione: si sarebbero seduti alla scrivania su cui Ian Fleming batteva a macchina i suoi romanzi finché ne fosse uscito qualcosa. Il risultato è il brano noto, affidato ad una voce intensa di donna, intitolato come la casa in Giamaica di Fleming: GoldenEye

  1. You Know My Name – Chris Cornell (Casino Royale, 2006)

You Know My Name di Chris Cornell non ha detrattori: sarà l’affezione per un artista che ci ha lasciati troppo presto, oppure l’eccezionalità di un vero brano rock classico che spicca tra una marea di ballate, sarà il ritmo travolgente o il testo lirico, ma è molto difficile trovare motivi di discredito per la canzone con cui si apre Casino Royale. Dopo John Barry e/o Monty Norman in Dr. No, nessuno aveva più dovuto affrontare l’arduo compito di introdurre un pubblico a chi è James Bond. Perché tutti lo sanno, persino come si presenta: il mio nome è Bond, James Bond. Quindi tu sai il mio nome, ma io devo spiegarti chi sono. 

Con questo punto di partenza ideologico, Chris Cornell e David Arnold furono invitati ad assistere ad un segmento di riprese per comprendere il mood a cui indirizzare il brano. I due artisti, dal background piuttosto dissimile, svilupparono in armonia un testo ambiguo e fatale, ricco di metafore legate al gioco d’azzardo e improntato alla riflessione sui rischi e compromessi di una vita a doppio zero. Più implicitamente, ci si potrebbe leggere anche il meccanismo cinematografico di 007: da attore generico, un individuo è trasformato in James Bond, a quale prezzo? Arricchito di un sound rude, aggressivo e forsennato, e coerentemente con il tono lirico del film, You Know My Name aveva reintrodotto in maniera eccellente 007 al pubblico. 

  1. Live And Let Die – Paul McCartney & Wings (Live And Let Die, 1973)

Il tratto distintivo del Bond Theme perfetto è di essere una canzone eccezionale ancor prima che un brano per un film di 007: Paul McCartney, in questo senso, fu una certezza. Live And Let Die è un colorato inno rock con nulla a che vedere con la trama del film. Parte come una sinfonia tesa e lirica che conta su pianoforte, archi e fiati. Poi, inaspettatamente, esplode un ritornello orchestrale di qualcosa come mille strumenti. E ancora un imprevedibile intermezzo reggae in crescendo frettoloso verso una cantilena divertita. Senz’altro il Bond Theme di Live And Let Die rispecchia le tendenze più leggere e fantasiose dell’avvento di Roger Moore, ma sicuramente è il capolavoro che è grazie anche alla sbrigliata creatività musicale di Paul McCartney.  

Per la prima volta zoppa di John Barry, la produzione si affidò per la colonna sonora di Live And Let Die al collega George Martin, che era stato produttore musicale dei Beatles. Perciò l’adesione di un ex Beatle fu spontanea: essendo da sempre fan della serie (si era anche comprato una Aston Martin DB5), Paul accettò di scrivere una canzone a patto di poterla anche cantare nei titoli con la sua nuova band, gli Wings. Harry Saltzman avrebbe preferito un’artista afroamericana, ma fu provvidenzialmente convinto ad accettare il guazzabuglio personale di Paul McCartney. La sua Live And Let Die fu un successo, la prima candidatura all’Oscar per un Bond Theme, ed ebbe infinite cover, oltre a diventare un numero fisso negli show di Paul McCartney con fiamme e laser sul palco. 

  1. Skyfall – Adele (Skyfall, 2012)

Adele fu in grado di riportare i Bond Theme al livello di super hit di successo dopo anni e anni di arranchi. Skyfall è una ballata romantica maestosa incentrata sul tema della fiducia, cardine del film e indispensabile all’autrice per individuare un’immedesimazione movente. 

Tutto è cristallino e sublime: dalle atmosfere oniriche e rarefatte dell’intro, che restituiscono l’apnea della pre-title, all’orchestra che tentenna su sonorità classiche; la fiamma divampa alla pronuncia del titolo Skyfall, che viene materializzato come una pioggia quasi divina, elegante ma cruenta, solenne e tragicamente sensuale. Anche se la parola Skyfall non ha senso, benché Adele abbia sdoganato quella malinconia ormai inesorabile, la sua Skyfall è eccezionale perché comprende tutto: pop sinfonico, tradizione bondiana, un climax patetico mozzafiato e allineamento perfetto con uno dei migliori film della serie.

Adele si convinse a scrivere per 007 grazie ad una curiosa coincidenza: i suoi primi due album si erano intitolati 19 e 21, rispecchiando la sua età nel momento in cui furono pubblicati, e a 23 anni sarebbe stato perfetto partecipare a Bond 23. Skyfall venne scritta e arrangiata con il produttore Paul Epworth e incisa ad Abbey Road con un’orchestra di settantasette elementi. Fu rilasciata alle 0:07 del 5 ottobre 2012, in occasione del James Bond Day, e fu un successo immediato di pubblico e di critica. La prima esecuzione dal vivo avvenne alla Notte degli Oscar 2013, serata durante la quale Adele e 007 si aggiudicarono la prima statuetta alla miglior canzone per un film.

  1. Goldfinger – Shirley Bassey (Goldfinger, 1964) 

Goldfinger è la regina delle canzoni di 007, il Bond Theme per eccellenza. Ma, più in generale, è il brano abbinato all’eleganza per antonomasia: basti pensare che tutti gli imitatori di James Bond in realtà facciano parodia o mimesi di Goldfinger. Non è un mistero che Shirley Bassey sia l’unica artista richiamata più di una volta a cantare per 007, dal momento che, in un certo senso, lei stessa è l’incarnazione vocale di James Bond

Prese singolarmente, le parti che compongono Goldfinger non sembrano avere chissà che appeal, ma messi tutti insieme i contributi di John Barry alla musica, Leslie Bricusse ed Anthony Newley per il testo e Shirley Bassey con la sua voce, crolla qualsiasi estraneità, l’abbraccio galante di James Bond avvolge tutto. Il brano, invero, ruota intorno a una descrizione del crudele Goldfinger, antagonista di 007 che dà il titolo al film, pennellato con una voce sensuale e vellutata, calda e magnetica. E un’orchestra di trombe propone e riverbera quell’inconfondibile, mistico e fatale picco squillante, iconico non solo nella storia di 007 ma di tutte le colonne sonore cinematografiche. 

Shirley Bassey non era ancora veramente affermata prima dell’incisione di Goldfinger, ma fu scelta da John Barry dopo che avevano collaborato ad una registrazione e anche grazie ad una relazione sentimentale che li legava. Le operazioni in studio per realizzare il brano durarono una notte intera, e John Barry inserì le due note iniziali solo dopo una magica intuizione ricevuta a notte inoltrata, durante una pausa per il té. Chissà cosa sarebbe stata Goldfinger senza quelle due note, chissà cosa sarebbe stato James Bond senza quella pausa del té. 

Edoardo & Enrico Borghesio

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