Ormai ci vogliono minimo 3/4 anni tra un film di 007 e l’altro, figuriamoci per Bond 26: è dunque importante conoscere alcuni titoli validi per riempire l’attesa. Perciò, dopo aver suggerito 7 alternative spy e 7 parodie di James Bond, oggi consigliamo 7 spy classici imprescindibili per i fan del genere.

Se da un lato 007 rappresenta lo spionaggio fatto di effetti speciali e acrobazie, il termine “classico” lo utilizziamo noi per esprimere un filone più sobrio e fondato sulla suspense che si basa perlopiù (ma non esclusivamente) sul periodo della guerra fredda, mettendo in primo piano intreccio e recitazione al di sopra della spettacolarità. 

Spy Game 

Film cult del 2001 diretto da Tony Scott con protagonisti Robert Redford e Brad Pitt, entrambi spie della CIA rispettivamente nei ruoli di mentore e allievo. Pitt rinunciò addirittura ad interpretare Jason Bourne per realizzare questo film, il cui sceneggiatore ne ha tratto una trilogia di romanzi.

Anni ‘90: dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica la CIA si è focalizzata su nuovi obiettivi, così un agente prossimo alla pensione deve organizzare autonomamente la missione di salvataggio del suo pupillo, imprigionato in Cina. Sono numerosi flashback a mostrarci l’evoluzione della loro amicizia dal Vietnam al Libano passando per Berlino Ovest.

Un film piuttosto atipico, che forse non si impegna mai troppo, ma la costruzione tramite flashback aggiunge bene il mistero ad una vicenda tutto sommato archetipica. Ciononostante, quando un regista capace collabora con attori di questo livello, il risultato non può comunque deludere.

Voto: 3/5

I tre giorni del condor

Robert Redford è una garanzia del genere “serio” dello spionaggio: uno dei film più celebri della sua carriera è senza dubbio I tre giorni del condor di Sydney Pollack, tratto dal romanzo I sei giorni del condor di James Grady.

Condor è il nome in codice di un analista della CIA che per caso sopravvive allo sterminio della sua intera sezione: comincerà per lui un’indagine segreta per scoprire i mandanti della strage. Tutta l’avventura converge al finale aperto che ha fatto parte della fortuna di questo film.

I tre giorni del condor è un film molto sobrio, come il suo protagonista, che non si sbilancia mai troppo verso l’azione senza pur tuttavia mancare mai di suspense. Benché oggi possa sembrare privo di sostanza, così non fu quando uscì nel 1975 a pochi mesi dallo scandalo Watergate.

Voto: 3.5/5

La spia che venne dal freddo 

Tratto dall’omonimo romanzo tra i più celebri di John le Carré, La spia che venne dal freddo si inserisce perfettamente del panorama di spionaggio ai tempi della guerra fredda, basando la vicenda su un agente britannico, Richard Burton, in missione a Berlino Est.

Il capo dello spionaggio britannico Control decide di retrocedere un agente sul campo per creargli una falsa identità di potenziale disertore interessato a passare dalla parte dei russi. Una volta preso contatto con gli avversari, la spia sarà parte di un sospetto tentativo di rovesciamento.

La trama, infarcita di colpi di scena e momenti di tensione e dramma, restituisce appieno l’idea di spionaggio ai tempi della guerra fredda, basato nettamente sul clima di sospetto e diffidenza tipico del periodo. Nello svolgimento forse subisce un lieve eccesso di teatralità tipico del panorama occidentale del 1965 in cui è stato realizzato.

Voto: 3.5/5

Le vite degli altri 

Film d’esordio del regista e sceneggiatore tedesco Florian Henckel von Donnersmarck, è probabilmente il film più blasonato della nostra lista, avendo vinto nel 2007 l’Oscar al miglior film straniero. Per il regista fu un trampolino di lancio a Hollywood, dove realizzò lo spy movie The Tourist con Johnny Depp e Angelina Jolie.

Nella claustrofobica Berlino Est degli anni ‘80 un agente della Stasi (il temuto organo di sicurezza e spionaggio interni della parte sovietica della città) è incaricato di ascoltare e registrare ogni passo di uno scrittore sospettato di essere sovversivo, fino a interferire con la sua stessa missione.

Al di là dell’etichetta di film di spionaggio, si tratta di un dramma molto umano che indaga il grigiore del suo protagonista a confronto con il mondo libero e culturale dello scrittore, che ben restituisce il panorama asfissiante di Berlino divisa in due dal muro.

Voto: 4/5

Il terzo uomo 

Classico intramontabile del genere, girato a Vienna nel 1949 e con Orson Welles in una delle sue migliori interpretazioni. La sceneggiatura è di Graham Greene, che ne scrisse anche un romanzo pubblicato successivamente all’uscita del film.

La storia ruota attorno a uno squattrinato scrittore canadese che si reca in quel di Vienna nel secondo dopoguerra per rivedere un suo vecchio amico. Una volta arrivato lì, lo scopre morto in circostanze misteriose, sulle quali lui stesso inizierà ad indagare scoperchiando un grande complotto.

Impreziosiscono Il terzo uomo il fascino decadente di Vienna sul finire degli anni ‘40, la splendida fotografia in bianco e nero che regala veri e propri quadri durante il climax, e il manto di cinico idealismo che si concretizza in diverse celebri battute del personaggio di Wells.

Voto: 4/5

Intrigo internazionale 

Pietra miliare della filmografia di Alfred Hitchcock e del cinema di spionaggio, nonché ideale capostipite della saga di James Bond che si è apertamente ispirata a questo film a partire in particolare da Dalla Russia con amore.

Un ignaro pubblicitario interpretato dal sempre fascinoso Cary Grant viene scambiato per un agente segreto e rapito da alcuni sicari: comincerà qui una lunga avventura di spionaggio in giro per gli Stati Uniti, con culmine sul Monte Rushmore

Non focalizzato su alcun conflitto benché realizzato nel 1959 in piena guerra fredda, il film è impreziosito dalla colonna sonora di Bernard Herrman e dai titoli di testa disegnati da Saul Bass, e contiene al suo interno una manciata di sequenze ormai celeberrime, come quella in cui Cary Grant fugge in un campo da un aereo con mitra. 

Voto: 4.5/5

La talpa 

Si tratta dell’adattamento del 2011 del romanzo Tinker Tailor Soldier Spy di John le Carré, a sua volta ispirato a fatti reali che coinvolsero lo stesso autore quando era nel servizio segreto britannico (la famosa vicenda dei cinque di Cambridge). 

La storia è archetipica e si concentra sulla ricerca di una talpa all’interno dell’intelligence inglese durante la guerra fredda. Eppure non risulta mai scontata o prevedibile: la sontuosa messa in scena, lenta ma efficace, porta a compimento un vero gioiello del genere spy magistralmente interpretato da un cast in stato di grazia.

Tra tutti giganteggia uno strepitoso Gary Oldman, qui interprete del protagonista George Smiley, personaggio fondamentale della produzione di le Carré. Smiley è agli antipodi dell’eroe glamour che è 007: si tratta di un uomo dimesso, grigio e fragile, ma estremamente intelligente e deduttivo.

Voto: 5/5

Edoardo & Enrico Borghesio

Fonte immagini: Google

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