Nella saga di 007 contiamo 25 film ufficiali, 3 apocrifi, 1 cortometraggio e infiniti progetti naufragati. Questioni legali, vincoli contrattuali o scelte narrative hanno impedito a una dozzina abbondante di produzioni di vedere la luce. Noi vogliamo trascinarle fuori dall’oscurità e dal dimenticatoio per far conoscere a tutti le svolte differenti che James Bond avrebbe potuto avere, se solo questi progetti fossero stati portati a termine. 

Parliamo sia di adattamenti dei romanzi, in condizioni diverse da quelle delle versioni poi prodotte, sia di episodi dalla sceneggiatura completamente originale. Cosa ne è stato delle trame inutilizzate? Qualcuna è stata sventrata e riciclata, altre scomparse nel nulla, anche a seconda del grado di avanzamento del film nel momento in cui è stato annullato. 

(Probabilmente consultando altre fonti potreste trovare particolari differenti o ulteriori false partenze: la nostra è una selezione, più esaustiva possibile, ma trattandosi di fatti che hanno coinvolto molte persone e spesso distanti nel tempo, è facile che certi dettagli siano stati modificati, omessi o aggiunti in maniera differente per testimone consultato.)

“Moonraker”: “Hell Is Here” (1956)

2.png

Nel 2004 si diffonde la notizia che nel 1956 Orson Welles scrisse e diresse “Hell Is Here”, ossia un adattamento fedele di “Moonraker”, pubblicato l’anno precedente da Ian Fleming. In questi fantomatici 40 minuti perduti di girato, James Bond sarebbe stato interpretato da Dirk Bogarde, mentre Orson Welles avrebbe rivestito i panni di Sir Hugo Drax e Peter Lorre, già visto come Le Chiffre in “Climax!”, sarebbe stato il suo scagnozzo Willy Krebs. A impedirne la realizzazione fu una scena hot su cui la censura non diede il benestare e la morte prematura del produttore. Nei giorni seguenti allo scoop lo storico cinematografico che ne era l’autore smentì tutto, dichiarandolo un proprio esercizio di ricostruzione di un fatto verosimile ma falso. “Moonraker” era forse in previsione di essere adattato già da Fleming, ma “Hell Is Here” non è mai esistito. Tuttavia, uno script di Ian Fleming di 50 pagine su “Moonraker” esiste ed è stata comprata a un’asta nel 2015, ma presenta differenze abissali dal tono e carattere del suo omonimo con Roger Moore.

Per approfondire: Moonraker: il film perduto del 1956

“Longitude 78 West” di Alfred Hitchcock (1959)

3.png

Ian Fleming si era messo in testa di realizzare un film su James Bond, inviando lettere e facendosi presentare a registi e produttori. Conobbe anche Kevin McClory, con il quale iniziò a lavorare per realizzare un soggetto nuovo, più adatto alla resa cinematografica rispetto ai romanzi già pubblicati. Gran parte del 1959 fu trascorso da Ian Fleming e Kevin McClory, insieme con il drammaturgo Jack Wittingham, a comporre lo script di un film intitolato “Longitude 78 West”, nel quale avrebbe debuttato la SPECTRE. 

Per la regia era stato avvicinato Sir Alfred Hitchcock, che Fleming riteneva adatto al progetto, e per il ruolo di James Bond i tre committenti avevano chiesto disponibilità a Richard Burton. 

Tuttavia un film prodotto da McClory fece flop al botteghino e lui non riuscì a racimolare alcun budget adatto alla gestione di una pellicola cui nessuno sembrava volersi associare. Presone atto, Fleming si dedicò alla stesura del romanzo “Thunderball”, nel quale riconvertì diversi elementi del film naufragato. McClory e Wittingham, sentendosi padri intellettuali di Ernst Stavro Blofeld e SPECTRE, intentarono causa a Fleming per precluderne lo sfruttamento cinematografico. La questione avrà lungo strascico, sia impedendo nel 1961 ad Albert Broccoli di realizzare il primo film della saga basato su “Thunderball”, sia avviando produzioni rivali negli anni seguenti. La disputa si è sbrogliata pochi anni fa.

Per approfondire: Agente 007 – Operazione SPECTRE

“Casino Royale” di Howard Hawks con Cary Grant (1960)

4.png

Appena dopo il poco fedele adattamento televisivo di “Casino Royale” del 1954, il produttore Gregort Ratoff ne acquistò i diritti per lo sfruttamento cinematografico a 6.000 $. Alla sua morte nel 1960, la vedova Ratoff li vendette per 75.000 $ a Charles K. Feldman, il quale si rivolse subito al suo già precedentemente collega Howard Hawks, redditizio regista statunitense di “Scarface” e “Gli uomini preferiscono le bionde” con Marilyn Monroe. Insieme avrebbero realizzato “Casino Royale” con Cary Grant protagonista. I tempi però si erano fatti lunghi ed Hawks fu scoraggiato dall’avvio della produzione di “Dr. No” da parte di Broccoli & Saltzman, e si tirò indietro. Feldman sarà il produttore dello scellerato adattamento-parodia di “Casino Royale” del 1967, che, nonostante svariate proposte a EON, sarà da solo a finanziare. La preistoria è finita.

Per approfondire: 007 Origins: CASINO ROYALE

“On Her Majesty’s Secret Service” con Sean Connery (1965)

5.png

Ai vertici del successo con i primi due capitoli sulle avventure di James Bond, Broccoli & Saltzman studiavano precise strategie di produzione per attrarre il pubblico. Mentre la crew cinematografica si trovava in Svizzera per le riprese di “Goldfinger”, terzo straordinario capitolo della serie, l’ultimo romanzo di Ian Fleming, pubblicato nel ‘63, era in cima alle liste dei best-seller da entrambi i lati dell’Atlantico, e venne presa in considerazione l’ipotesi di adattarlo subito dopo. Si tratta di “Al servizio segreto di sua maestà”, che infatti venne annunciato già sulle cartoline promozionali di “Goldfinger” come il prossimo film di 007. 

Le condizioni meteorologiche poco invernali di quell’anno insieme al disciogliersi delle tensioni con McClory permisero però di realizzare “Thunderball” con una produzione congiunta. “Thunderball” è un grande successo, a discapito di ”Al servizio segreto di sua maestà” con Sean Connery ed eventualmente Brigitte Bardot quale Tracy Bond.

L’anno successivo fu riproposto come capitolo seguente, ma Sean Connery in persona si oppone, siccome stufo del personaggio e sfavorevole iniziare le riprese a febbraio 1966 sulle nevi in Svizzera. Durante le riprese in Giappone di “You Only Live Twice” odiò la fama e l’assenza totale di privacy che il suo ruolo comportava, e così abbandonò il personaggio, facendo sì che il film successivo fosse interpretato da George Lazenby. 

“Diamonds Are Forever” con George Lazenby (1971)

6

Durante le riprese ancora in atto di “On Her Majesty’s Secret Service” nel ‘69, EON commissionò al solito sceneggiatore Richard Maibaum uno script per “Diamonds Are Forever”, che avrebbe costituito un seguito violento del film in produzione. George Lazenby nei panni di James Bond, insieme a Marc Ange Draco, avrebbe dato la caccia a Ernst Stavro Blofeld e a Irma Bunt in giro per il mondo, per vendicare l’assassinio della moglie (e figlia) Tracy Di Vincenzo Bond. 

La disdetta di Lazenby al contratto causò un forte mal di testa ai produttori, che ritennero necessaria una riscrittura e un ritorno al sentiero e ai fasti della saga. Con questa idea fu sviluppata una storia che recuperasse largamente “Goldfinger”, grande successo della saga. Maibaum compose dunque un soggetto nel quale Diaman Goldfinger, fratello gemello di Auric e interpretato ancora da Gert Fröbe, tornasse per vendicare la morte del congiunto uccidendo 007. Nonostante la fissa coi diamanti, non sarebbe stato lui il responsabile del contrabbando diamantifero, ma piuttosto il creatore di un satellite armato con laser controllato da una petroliera, idea che sarà vagamente recuperata anni dopo per “La spia che mi amava”. 

Non soddisfatti, Broccoli & Saltzman chiesero un’ulteriore riscrittura a Tom Mankiewicz, che se ne uscì con la bizzarra sceneggiatura definitiva del film. Ciononostante il ruolo di James Bond era vacante, e venne messo sotto contratto l’attore americano John Gavin, che detenne il diritto solo fino a che fu riconfermato Sean Connery dall’insistenza di United Artists.

“James Bond of the Secret Service” a.k.a. “Warhead” (1975)

7.png

Una clausola nella coproduzione di “Thunderball” prevedeva lo possibilità per McClory di realizzare un adattamento del medesimo romanzo una volta scaduti 10 anni dall’uscita del film realizzato da EON. Fedele alla propria insistenza, nel 1975 Kevin McClory iniziò a lavorare alla lunga gestazione che partorirà “Mai dire mai” nel 1983. 

Il film fu presentato come “James Bond of the Secret Service”, che era il titolo del primissimo soggetto della storia senza il contributo di Jack Wittingham, ma anche come “Warhead”. Molti nomi furono collegati al progetto: lo scrittore Len Deighton, il regista Richard Attenborough, Sean Connery per James Bond e Orson Welles per Ernst Stavro Blofeld. 

All’inizio del film, la SPECTRE sequestra sommergibili nucleari sia ai sovietici sia agli americani dal Triangolo delle Bermuda. La SPECTRE ha sede a New York City, all’interno della Statua della Libertà. La parte finale avrebbe visto una battaglia fra l’esercito americano guidato da Bond e i cattivi, con una vera e propria sparatoria attorno alla Statua della Libertà. Sean Connery è particolarmente orgoglioso di un suggerimento che fornì agli sceneggiatori, cioè di includere squali meccanici che trasportassero bombe nucleari alla baia di New York (contento lui). Per alcuni aspetti, la trama che stavano sviluppando era assai simile a quella che EON stava inventando nello stesso momento per “La spia che mi amava”. 

Per approfondire: 007 Origins: SPECTRE

“The Spy Who Loved Me” con la SPECTRE (1977)

8.png

Fleming aveva rilasciato come unica condizione per lo sfruttamento cinematografico dei suoi romanzi di non impiegare nulla di “La spia che mi amava” fuorché il titolo: si era trattato di un‘opera assai sperimentale, accolta bruscamente dalla critica, e di cui non voleva residui nel tempo. 

Con un titolo e senza una storia, per recuperare il semi-flop di “L’uomo dalla pistola d’oro” (1975), Broccoli si rivolse a registi e scrittori diversi (compreso l’autore di “Arancia Meccanica”!) che diedero luogo a bozze numerose, variegate e strampalate. Le poche certezze che aveva erano di utilizzare una spia russa e di resuscitare Blofeld o uno pseudo tale, sebbene alla fine la solita disputa con McClory glielo impedì. 

La trama generale era un adattamento povero del romanzo “Moonraker”, ma inaspettato in ogni sua variante: Hugo Drax a Loch Ness, un certo Zodiak fissato con l’arte occidentale, un villain storpio su una sedia a rotelle (Orson Welles) la cui figlia si innamora di Bond, un conglomerato di giovani idealisti che rifonda la SPECTRE per annientare il mondo degradato; il fratello di Blofeld, Stavros, che cerca vendetta sono le tante proposte che anticiparono la riuscita di uno dei film più amati della saga.

Per approfondire: La Spectre che mi amava

“From A View To A Kill” (1985)

film-eiettati

Nella prima stesura di “From A View To A Kill” la Bond Girl principale era Anya Amasova, ancora una volta Barbara Bach al servizio dei sovietici in missione insieme a Roger Moore.

Il villain Max Zorin, eterocromo (cioè con gli occhi di colori diversi), sarebbe stato interpretato da David Bowie. La sua intenzione era annientare la Silicon Valley tramite il dirottamente della cometa di Halley sulla terra.

Perché non si realizzò nulla: la trama fu considerata eccessivamente improbabile, Barbara Bach preferì non tornare sulle scene e anche David Bowie rifiutò, sia per il timore di dover affidare la maggior parte del ruolo a uno stuntman sia perché tra lui e Roger Moore non correva buon sangue (almeno secondo una leggenda metropolitana degli anni ‘70).

Per approfondire: Lo strano rapporto tra David Bowie & 007

“Bond 17” con Timothy Dalton (1991)

9

Decisamente il caso più interessante e celebre di episodio mancato. Il terzo film di Timothy Dalton non si sarebbe intitolato “Property of a Lady” come si dice pressoché ovunque, ma piuttosto “A Whisper From Hell”. Sarebbe stato il primo film in assoluto a non attingere nulla da Fleming, molto dark per il debutto nei ‘90, iperbolicamente tecnologico; alcune sue parti sono state recuperate nei film seguenti, in particolare “GoldenEye” e “Il domani non muore mai”. A impedirne la realizzazione è stata una serie di beghe contrattuali e finanziarie inestricabili, ma sceneggiatura e contratti erano già a buon punto quando nel 1990 Bond 17 fu presentato al Festival di Cannes. 

Nel cast, oltre a Timothy Dalton / James Bond, ci sarebbero stati Catherine Zeta-Jones nei panni della ex ladra di gioielli Connie Webb, il magnate del microchip Sir Henry Lee Ching interpretato da Pat Morita e la partecipazione di Anthony Hopkins nelle vesti di ex agente MI6 traditore, Denholm Crisp (evoluto poi in Alec Trevelyan). L’azione sarebbe scaturita da un attacco mercenario in Scozia, seguito da una crociata attraverso Tokyo, Cina e Hong Kong: qui avrebbe avuto sede il cattivo, intenzionato a paralizzare i sistemi informatici di tutto il mondo. 

La sceneggiatura originale di Michael G. Wilson e Alphonse Ruggiero è stata arricchita di numerosi contribuiti ma ritardata sino al 1994, quando Timothy Dalton abbandonò formalmente il ruolo, nonostante il suo contratto fosse già scaduto. 

Per approfondire: Bond 17: il terzo Dalton mai realizzato

“Tomorrow Never Lies” (1997)

11

La seconda avventura di Pierce Brosnan nei panni di 007 aveva uno script iniziale piuttosto differente dalla versione cinematografica, rigettato soprattutto perché i Broccoli non volevano inserire espedienti troppo politici nei film di James Bond. In questo caso persino Henry Kissinger, ex difensore degli affari esteri americani, sconsigliò la realizzazione di una pellicola che avrebbe potuto urtare la sensibilità dei governi internazionali. 

Tomorrow Never Lies” (“Il domani non mente mai” anziché “muore”) avrebbe riguardato Sir Jonathan Harmsway, ricco imprenditore coinvolto in un furto d’oro ai danni di una nave da guerra britannica. Il suo piano sarebbe stato la distruzione di Hong Kong, alla vigilia del ritorno del protettorato inglese alla Cina. Il ruolo sarebbe stato affidato ad Anthony Hopkins, il quale in realtà mantenne lo status dii villain anche nella virata finale sui mass media, però abbandonò il set dopo tre giorni deluso dall’atmosfera caotica, facendosi sostituire da Jonathan Pryce.

La sceneggiatura prevedeva una una corposa sequenza a Venezia (invece che ad Amburgo), un coinvolgimento emotivo della moglie di Harmsway con James Bond (analogo a quello di Paris Carver) e Valentin Zukovsky eletto leader dell’Ucraina. L’agente CIA Jack Wade avrebbe avuto un ruolo più ampio e Q sarebbe comparso nella seconda parte del film. La Bond Girl di questo script era Sidney Winch, una cacciatrice di tesori che insieme a James avrebbe ritrovato la nave da guerra affondata. Dopo un inseguimento automobilistico per le strade e le torri di Kuala Lumpur, l’atto finale sarebbe ruotato attorno alla fusione di un reattore nucleare, e Bond sarebbe volato in elicottero allo yacht di Harmsway, ormeggiato fuori Hong Kong, presso il quale si sarebbe svolta l’ultima scena d’azione del film. 

“Warhead 2000 A.D.” (2000)

12

Avendone formalmente l’occasione, Kevin McClory negli anni ‘90 pianificò un nuovo remake di Thunderball. Il primo tentativo fu di renderlo una serie televisiva su James Bond, pre-avviata nel 1992 con il supporto del produttore cinematografico e televisivo Al Ruddy (celebre come produttore de “Il Padrino” nel 1972, ma coautore anche della serie “Walker Texas Ranger”). E poi ci riprovò al cinema con un revival intitolato solennemente “Warhead 2000 A.D.. Ma come, proprio in contemporanea alla rinascita del personaggio con Pierce Brosnan? Esattamente, la sua nuova SPECTRE si sarebbe alimentata della complessità del nuovo millennio. 

Regia e cast sono rintracciabili nei rumor di allora: forse Roland Emmerich regista, forse Liam Neeson 007, oppure Timothy Dalton, in un secondo duello Bond vs Bond dopo quello del 1983. Kevin McClory aveva scritto la sceneggiatura ad Amsterdam, e aveva incluso nello script Stati Uniti, Caraibi, Australia e Irlanda, sua terra d’origine.

Il 13 ottobre 1997 Sony annunciò ufficialmente l’inizio della pre-produzione del film, in prospettiva di una release nel 1999 o 2000. In quell’intervallo di tre anni, però, Sony fece un accordo con MGM/UA (che deteneva allora i diritti di tutti i film di James Bond) e cedette la propria quota Thunderball in cambio dello sfruttamento cinematografico di Spiderman. Senza casa di produzione alle spalle, Kevin McClory iniziò a dibattere con i nuovi e vecchi proprietari di 007, cioè la famiglia Broccoli, di quale porzione del personaggio gli spettasse. Le estenuanti cause legali si estinsero solo alla morte di McClory, e la SPECTRE tornò nella serie ufficiale.

Per approfondire: 007 Origins: SPECTRE

Spin-off su Jinx (2004)

11.png

Già nel 1997, a seguito di “Il domani non muore mai”, la produzione di 007 prese in considerazione l’idea di avviare un franchise spin-off su Wai-Lin, l’agente dei servizi segreti cinesi interpretata dall’attrice malese Michelle Yeoh. Non se ne fece niente, ma si provò a reinserire il suo personaggio accanto a Pierce Brosnan in “La morte può attendere”, tuttavia l’attrice aveva altre riprese in programma e non poté tornare nel suo ruolo.

Perciò fu ideata Jinx, operativa NSA interpretata da Halle Berry, che già mentre sfilava in bikini arancione imitando Ursula Andress nei cinema di tutto il mondo, era certa che sarebbe stata protagonista di un film in solitaria programmato per l’inverno del 2004. 

Purvis & Wade alla sceneggiatura e Stephen Frears alla regia già pianificati furono sorpresi quanto Barbara Broccoli e Michael G. Wilson di scoprire che la MGM aveva disdetto il progetto, probabilmente poco convinta del potenziale di un franchise spin-off su Jinx (fonte: Variety).

“Casino Royale” di Quentin Tarantino (2004)

12.png

Fra il 2002 e il 2006, cioè fra l’uscita di scena di Pierce Brosnan e il reboot di Daniel Craig, Quentin Tarantino espresse il desiderio di girare personalmente un adattamento “fatto come si deve” del primo romanzo di Ian Fleming: “Casino Royale”. 

I ruoli che aveva in mente erano Pierce Brosnan come quinta volta James Bond, Uma Thurman, sua abituale collaboratrice, nei panni di Vesper Lynd, e forse persino Samuel L. Jackson a interpretare Felix Leiter. Si sarebbe trattato di un film d’epoca, ambientato negli anni ‘60 e molto probabilmente girato in bianco e nero. Lo stile di Tarantino avrebbe inoltre veicolato una violenza da PG17 e un utilizzo minimale di effetti speciali. L’idea era di narrare la relazione con Vesper come seguente alla morte di Tracy in “Al servizio segreto di sua maestà”, e con uno 007 disincantato e a lutto.

Nonostante l’approvazione entusiastica di Pierce Brosnan, contattato personalmente da Tarantino, i produttori della saga ufficiale si mostrarono apertamente e bruscamente disinteressati al contributo del cineasta di “Pulp Fiction” (1994). Inoltre, mentre gli anni avanzavano, emerse che Broccoli e Wilson avessero in mente di lanciare un nuovo Bond giovane, con una storia diversa da quelle dei romanzi, senonché ottennero i diritti di sfruttamento di “Casino Royale” e decisero di prendere quella strada. 

Per approfondire: 007 Origins: CASINO ROYALE

“Once Upon A Spy” (2012)

13

Il primo script di “Skyfall” firmato da Peter Morgan (creatore di “The Crown”) si intitolava “Once Upon a Spy” (“C’era una volta una spia“) ed era incentrato sulla M di Judi Dench. La sequenza pre-title avrebbe mostrato la giovane M (Carey Mulligan) come un’operativa nella Berlino della guerra fredda. Anni dopo, a Londra, avremmo visto la M che conosciamo minacciata da lettere provenienti dal suo passato, cioè da un figlio generato con una spia sovietica in quei tempi. Senza ripensamenti, M avrebbe inviato Bond a ucciderlo, ma lui sarebbe tornato indietro con un lavaggio del cervello per uccidere lei; questo dettaglio è vagamente riconducibile a un contenuto del romanzo “L’uomo dalla pistola d’oro” del 1965.

Purvis & Wade modificarono pesantemente tale soggetto, ritenuto troppo cupo: eliminarono il personaggio del figlio di M e introdussero al suo posto un ex agente MI6 disperso e traditore, Raoul Sousa, che avrebbe intrappolato M dopo un’esplosione nella metropolitana di Barcellona per poi assassinarla in una sua casa sicura. Questo secondo soggetto fu chiamato “Nothing is Forever” (“Nulla è per sempre”).

Una seconda mano di pulitura trasformò Sousa in Raoul Silva e sviluppò una trama più rilevante intorno a James Bond, trasferendo l’azione in Inghilterra e Scozia e ideando il film che conosciamo. 

Per approfondire: Once Upon a Spy: il proto-Skyfall

“The Death Collector” (2014)

14.png

Il primo script di “Spectre” firmato da John Logan (creatore di “Penny Dreadful”) si intitolava “The Death Collector” (“Il collezionista di morte“), come un capitolo del romanzo “Si vive solo due volte”. 

Ci sarebbe stata una reinvenzione di Blofeld, interpretato da Chiwetel Ejiofor, come il signore della guerra africano Joseph Ki-Embu (anziché come fratellastro austriaco di 007), nonostante il personaggio di Franz Oberhauser, del tutto scisso da Blofeld, avrebbe fatto la sua comparsa in una sequenza in Austria. La scena pre-title avrebbe avuto luogo ad Amsterdam invece che a Città del Messico, e a Roma sarebbe avvenuto un ballo in maschera al posto di ad una riunione della Spectre. Mr. Hinx era assente e sostituito da Charlotte King, una affiliata della Spectre sotto copertura, che avrebbe dato la caccia a Bond a Roma e in Austria. La parte finale del film si sarebbe svolta fra Tangeri e Londra, con Bond che si allontana innamorato dal servizio. Nel film avrebbe avuto un ruolo anche la compagna di Blofeld Irma Bunt. 

La storia di Logan fu cambiata a seguito della fuoriuscita di molte notizie causate da un attacco hacker alla Sony, e il film fu modificato da Purvis & Wade mantenendo diversi spunti della versione precedente. 

Per approfondire: The Death Collector: il proto-Spectre

“James Bond comes to Ottawa” con Ryan Reynolds (2015)

film eiettati

Nel 2014 si diffuse la voce di un remake di “Solo per i tuoi occhi” ambientato in Canada. Si trattava in realtà di un nuovo adattamento del raccontoFor Your Eyes Only”, nel quale parte dell’azione si svolge a Ottawa, ottima location per sostituire la Cortina di Roger Moore.

L’ipotetico “James Bond comes to Ottawa” non era pensato per competere con i blockbusteroni di EON Production, ma c’era comunque l’intenzione di girare un prodotto valido, un film d’essai con un cast di richiamo internazionale. 007 made in Canada avrebbe avuto per protagonisti Ryan Reynolds, Jessica Paré e Christopher Plummer.

Il duo di registi Lee Demarbre & Ian Driscol, autori di film low budget surreali come “Jesus Christ Vampire Hunters”, avrebbe potuto realizzare l’opera in virtù della legge per cui in Canada le proprietà intellettuali scadono a 50 dalla morte dell’autore. Perciò dal 2015 in poi ogni scritto di Ian Fleming è utilizzabile dalle produzioni canadesi. Basta che non superi i confini nazionali, limite sufficiente ad abortire ogni progetto.

 

“Bond 25” di Danny Boyle (2019)

15

Da marzo ad agosto 2018 Danny Boyle (“Trainspotting”, “Slumdog Millionaire”) era il regista incaricato di realizzare Bond 25 per il novembre 2019. Della trama che aveva in mente si conosce pochissimo: probabilmente la trama si sarebbe collocata perlopiù in Russia, in un contesto di moderna guerra fredda con il ritorno di 007 alle sue origini. Il villain principale, pare, sarebbe stato un russo interpretato dal polacco Tomasz Kot, e la storia sarebbe culminata senza la morte di James Bond tra le braccia di Madeleine Swann, come a lungo vociferato: anzi, Boyle stesso ha confermato in seguito all’uscita del film che proprio la decisione di farlo morire sia quella che ha causato la discordia tra cineasta e committenti. 

Danny Boyle si era fatto affiancare nella produzione dal suo sceneggiatore di fiducia John Hodge e dallo scenografo Mark Tildesley, che pare fosse già al lavoro quando Broccoli e Craig, per divergenze creative riguardo il finale della storia, allontanarono Boyle dalla produzione, probabilmente infastiditi (anche) dalla presenza di un comparto tanto strettamente vincolante e da alcune scelte che non condividevano. Dal canto suo, Danny Boyle si sentiva schiacciato in un franchise caratterizzato da uno scarso margine di sperimentazione al di fuori del solco.

Al licenziamento di Boyle seguì l’assunzione di Cary Fukunaga e il (primo) rinvio della data d’uscita al febbraio 2020; Purvis & Wade tornarono allo script che avevano fra le mani prima dell’arrivo di Boyle e Hodge e insieme a Scott Z. Burns plasmarono la sceneggiatura cui Fukunaga si approcciò all’inizio del suo incarico. Danny Boyle aveva già diretto James Bond per il cortometraggio “Happy and Glorious”, legato alle Olimpiadi 2012 (approfondisci qui), e probabilmente sarà anche la sua unica occasione. 

Per approfondire: Tutti i rumor su Bond 25

– Edoardo & Enrico Borghesio –

Articoli correlati:


Fonti:

Abbiamo consultato moltissime fonti, questi sono i riferimenti più importanti.

Bond Films That Never Were Part 1

Bond Films That Never Were Part 2

Quentin Tarantino’s Casino Royale

James Bond Lost 007 Films

Immagini: realizzate da Edoardo & Enrico Borghesio con immagini tratte da IMDb, Thunderballs e Pinterest.